La piaga dei bambini soldato segna in profondità il continente africano e molteplici conflitti che lo attraversano. Un’ulteriore conferma della gravità del fenomeno è stato l’allarme lanciato dall’Unicef, il fondo delle Nazioni Unite.
I bambini sono in prima linea nel tremendo conflitto che si combatte in Sud Sudan, una guerra civile che finora ha causato, oltre a centinaia di morti, circa 400.000 rifugiati, interni e nei Paesi confinanti. Circa 200.000 persone sono fuggite dalle proprie abitazioni solo nell’ultima settimana. Ma sotto la lente delle organizzazioni internazionali non c’è solo il Sud Sudan. 23 ragazzi tra i 14 e i 17 anni, tra i quali sei donne, sono stati rilasciati da gruppi armati a Bangui, nella Repubblica Centroafricana. Il rilascio è avvenuto grazie ai negoziati tra i rappresentanti delle Nazioni Unite e le autorità di transizione del Paese. I giovani si trovano adesso presso il Centro di orientamento e di transito supportato dall’Onu, dove possono frequentare lezioni, avere supporto psicosociale e praticare sport, mentre le loro famiglie vengono rintracciate e viene organizzato il loro reintegro nelle comunità di appartenenza. Molti altri ragazzi sono stati identificati per essere rilasciati nei prossimi giorni. Si stima che il numero attuale dei bambini arruolati sia prossimo ai seimila. “Le violenze e le scarse condizioni di sicurezza rendono i bambini molto più vulnerabili agli arruolamenti.” ha detto Souleymane Diabatè, rappresentante dell’Unicef nella Repubblica Centroafricana. E proprio in questa Repubblica, oggi sono segnalate nuove violenze: stando a fonti locali, a Sibut, a 160 chilometri dalla capitale, sarebbero stati attaccati locali di una parrocchia cattolica. Per questo Papa Francesco ha scritto su Twitter con @Pontifex_it “Le guerre spezzano tante vite. Penso specialmente ai bambini derubati della loro infanzia.”.
Andrea Calvo, Daniele Piantino, Maurizio Pellegrino, Riccardo Cavallera, Samuele Bottasso 4^A
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